Interrogatorio supertestimone Ponte Morandi. Il tecnico ha spiegato come venivano cambiati i report a sua insaputa.
GENOVA – Interrogatorio supertestimone Ponte Morandi. Il tecnico, Alessandro Costa, ha svelato come venivano cambiati i report a sua insaputa: “Dopo la tragedia del Polcevera – ha detto riportato dal Corriere della Sera – io ero più sensibile ma la chiamata dell’ingegnere Indovino mi ha fatto insospettire. Loro mi hanno parlato del 18% di perdita di precompressione della trave mentre io mi ricordavo 25. Poi sono andato ad aprire il server aziendale e ho trovato una relazione molto diversa da quella che avevo scritto“.
Le pressioni dall’alto
Pressioni dall’alto. E’ questa la parola che usa più volte Costa davanti ai magistrati. Dopo il crollo del Ponte Morandi gli indagati hanno continuato a fare riunioni per parlare del Pecetti e del Costa. “La mia valutazione – ha confermato – rappresentava lo scenario peggiore ma non è stata presa in considerazione“.
Il tecnico ha confermato di aver chiesto di non usare quella relazione: “Ho ribadito che la mia ipotesi andava mantenuta e soprattutto di non utilizzare quella cambiata perché era stata modificata a mia insaputa e utilizzata contro la mia volontà” Costa, però, ha cercato anche di scagionare la Spea e la Vezil: “Non penso ha affermato che la necessità di riaprire il traffico era di queste due società ma eventualmente di Autostrade“. E altri indagati hanno confermato le pressioni subite da Atlantia.
La risposta di Autostrade
Autostrade ha immediatamente replicato a queste accuse prendendo le distanze da eventuali illeciti. Atlantia si è detta disponibile ad aprire un’indagine interna per cercare di chiarire meglio la vicenda e prendere provvedimenti per gli autori di queste variazioni.
Una presa di posizione per cercare di confermare la sua collaborazione nell’individuare le presunte ‘mele marce’ ed evitare la revoca delle concessioni minacciata dal governo nelle ultime settimane.